Ormai la Disney ha capito cosa muove il mondo ad oggi: non l’amore tra un principe azzurro e la principessa sfortunata, bensì la ricerca di se stessi. C’è stato, da qualche anno a questa parte, un grande e bellissimo cambiamento all’interno della narrativa per i più piccoli: storie che hanno al centro i valori come la famiglia unita, la fiducia in se e l’importanza e la ricchezza della diversità che, ormai da anni, a partire da “Frozen”, sono la nuova frontiera dello studio del Topolino.
Ed “Encanto” non delude certo da questo punto di vista. Al centro della storia la famiglia Madrigal, che incontriamo e conosciamo subito grazie a una bellissima canzone iniziale, tipica dei cartoni animati Disney. La famiglia è davvero speciale, perchè in ognuno è nascosto un talento magico che prende vita da una certa età in poi. A mantenere tutti i doni in vita è una candela magica che fa diventare viva persino la casa, Casita, in cui abitano. La protagonista è Mirabel, una componente della famiglia che non ha nessun potere ed è l’unica in famiglia senza un dono. Questo però non la porta a sentirsi esclusa, anzi, fin dall’inizio si proclama fiera di essere diversa dagli altri. Ma inevitabilmente questo la porta ad essere esclusa dalla nonna e le due litigano spesso. Una sera Mirabel vede la casa andare a pezzi, con crepe ovunque; corre ad avvertire la famiglia, ma non le credono, finché non scopre che in realtà la magia è davvero in pericolo. Uno zio ormai scomparso anni prima, Bruno, il cui nome non si deve pronunciare, aveva annunciato una profezia terribile, di cui però nessuno sa nulla. A questo punto, Mirabel inizia la sua ricerca della verità per proteggere la casa e la sua famiglia e capire la causa della debolezza della magia.
Proprio il 29 novembre è stata posta in varie città d’Italia la tipica porta magica del film per pubblicizzarne l’uscita, e chiunque l’abbia trovata sa quanto bello sia stato aprirla. Anche questo film si conferma all’altezza delle aspettative, con colori, animazione, fotografia, la cura nei dettagli, specialmente nel vestito di Mirabel che richiama la tradizione culturale colombiana, a dir poco eccezionale, e ritmi magnifici, grazie ai pezzi di Lin Manuel Miranda. Il tutto è condito con un pizzico in più di consapevolezza e voglia di essere se stessi. Un paio di canzoni in particolare mi hanno davvero colpita per l’enorme significato che nascondono, e per quanto sia un film pensato per i più piccoli, è una storia preziosa e utile anche per i più grandi. Mi sono divertita tantissimo con i ritmi e i balli che hanno incluso all’interno della storia, ma c’è da dire che forse gli manca qualcosa per renderlo davvero all’altezza di tante altre pellicole Disney, come se avessero pronti una bomba da far esplodere ma non ci fossero riusciti. Però c’è una notizia fantastica nel film, anche se non esplicitata dalla Disney: molti fan e giornalisti sostengono che una delle sorelle Madrigal sia un’icona lesbica. Sto parlando di Luisa, la Madrigal forte e invincibile che però nasconde tante insicurezze. Che sia il terreno fertile su cui far nascere la prima storia tra due donne anticipando Elsa di “Frozen”?