IL POTERE DEL CANE – JANE CAMPION, 2022
Avete presente la diceria del “più si odia un personaggio più significa che l’attore è stato bravo”? Ecco, in questo film un attore in particolare è stato più che bravo, impeccabile, irritante, e veramente odioso. Sto parlando di Benedict Cumberbatch, che nel nuovo film di Jane Campion (con un ritorno alla regia dopo ben undici anni) interpreta Phil, un cowboy canonico ma un protagonista atipico, oscuro, le cui ragioni non si capiscono mai fino in fondo. Ci si aspetterebbe, in un film come un altro, che il protagonista della storia ambientato negli anni ’20, precisamente nel 1925 in Montana, sia il tipico fratello buono, razionale, bilanciato, che cerca di far ragionare il fratello squilibrato, incosciente, iroso.
E’ una storia di soprusi psicologici e giochi mentali, che in maniera sottile e quasi impercettibile penetrano nell’animo umano e vi si incastrano, mangiando da dentro qualsiasi briciola di bontà. L’odio porta alla rovina, e questo film ne è la palese prova. Riesce a farlo capire molto bene fin verso la metà, ma da qui in poi la pellicola si fa quasi confusa e fatichiamo a capire le reali intenzioni e le decisioni che prendono i personaggi. Ma i punti a favore sono riposti completamente nella parte tecnica, con una fotografia meravigliosa, curata da Ari Wegner che ha saputo sfruttare la luce della Nuova Zelanda, dove è stato interamente girato il film. La luce è stata calibrata in maniera perfetta, con continui richiami ai colori caldi del selvaggio west, alle sfumature della terra, della natura, del cielo, luoghi infiniti e molto grandi che ospitano queste piccole persone immerse nelle loro ossessioni.
Il film è davvero un gioiello della cinematografia, candidato per i nostri premi Oscar in ben 12 categorie, tra cui miglior film e miglior regia, ha vinto tre Golden Globes (Miglior film drammatico, Miglior regista e Miglior attore non protagonista a Kodi Smit-McPhee) e il Leone d’argento alla miglior regia a Jane Campion a Venezia.